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El tredesin de MarzPret de Ratanà

Pret de Ratanà - Misteri della Storia
Pret de Ratanà – Misteri della Storia

CREDENZE (e credulità) popolari, antichissime tradizioni contadine (i rimedi della nonna), religiosità sincera e spontanea, una Milano ancora molto più paesone che metropoli, ma che – ancora adesso, 70 anni dopo – non dimentica. Tutto dentro la vicenda del “pret de Ratanà”, ovvero don Giuseppe Gervasini, sacerdote con fama di guaritore, anzi direttamente di santone, una versione in sedicesimo di padre Pio (niente stimmate, niente profezie, niente miracoli). Don Gervasini, operò a Baggio dal 1926 al 1941, quando il 22 novembre morì. Per alcuni tratti lo si apparenta alla persona di Padre Pio, per altri al personaggio di Don Camillo. Ma se costoro, indiscutibilmente, attraggono, don Gervasini al contempo attrae e repelle. Veste una tonaca mai transitata dai lavatoi. Il giorno in cui è ordinato sacerdote si presenta quando tutti sono già a casa; gli dicono che gli avanzi del banchetto sono nel pollaio: lui vi entra, sottrae la ciotola ai pennuti e ne trangugia il contenuto.  A Retenate comincia la sua leggenda di guaritore, al cui cospetto è sufficiente presentarsi per tornare a casa liberi da ogni malanno. Ufficialmente è questo il motivo che spinge il cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano, a sospenderlo a divinis nel 1901 su richiesta del conte Greppi. In realtà, pare che al nobile che de facto governa a Retenate non sia piaciuto l’appassionato sostegno che il prete regala alla folla che protestata davanti ai cannoni del Bava Beccaris.
Un anno dopo, don Gervasini è reintegrato nelle sue funzioni. Ma nessuno lo sa. Un prete, sentendosi chiedere il permesso di officiare messa, lo caccia in malo modo dalla chiesa e il «pret» non gli oppone legittimità della sua richiesta. Disegnarne un profilo psicologico non è dunque possibile. Ma nella sua complessità si coglie un elemento funzionale alla sua leggenda di guaritore. Che rimane viva fino alla sua morte, avvenuta nella Cascina Linterno di Baggio in cui vive dal 1926, e che i suoi «fedeli» ribattezzano «la casa dei miracoli»Ed è tuttora oggetto di venerazione: la sua tomba al Monumentale è meta di continui pellegrinaggi e il muro appena dietro è pieno di ex voto e santini appesi (per tacere del ristorante non lontanissimo da lì, chiamato proprio Ratanà). Nel settantesimo anniversario della sua morte le edizioni MilanoExpo pubblicano una biografia, Quèll pret de Ratanà. Una figura che prende il soprannome da Retenate, frazione del comune di Vignate, di cui fu parroco dal 1897 al 1901 (era nato nel 1867 a Sant’ Ambrogio Olona), e dove iniziò a compiere miracolie guarigioni.  In sostanza, credo che don Gervasini “Pret de Ratanà” avesse il carisma, cioè il dono divino di una vita spesa per gli altri, a cui univa grandi conoscenze degli antichi rimedi contadini contro i mali, di erboristica e di psicologia. Sapeva capire le persone e quel di cui avevano bisogno, a volte magari semplici rassicurazioni». Intrugli strani, ma efficaci. Conditi di parolacce e modi bruschi. Perché il “pret de Ratanà” era anzitutto un uomo del popolo (in questo più don Camillo che padre Pio), e proprio per questo così amato dal popolo, che affollava in continuazione la sua casa di via Fratelli Zoja 182. La sua fama era tale che pure Mussolini ci spedì – con donna Rachele al seguito – la figlia minore Anna Maria, malata di poliomielite, e pare con buoni risultati. Ma soldi non ne chiedeva, metteva solo in bella vista il piattino delle offerte. E a chi metteva dentro un bottone o un sasso gridava “Pigiun”, “pidocchio, taccagno”. Che in fondo era un modo per curare anche l’ anima, dopo aver curato il corpo

LA STORIA DI GIUDITTA BIRAGHI

A Milano prima del 1941, quando morì, viveva nella Cascina Linterno a Baggio (dove soggiornò anche il Petrarca) un certo Pret de Ratanà (Retenate (Va). Era un prete trasandato ma dicevano che guariva ogni male. Era anche volgare e con un brutto carattere.

Mio padre, prestinaio molto bravo ed appassionato del suo lavoro si ammalò d’asma per via della farina  che respirava. Andò da diversi medici ma tutti gli consigliarono di cambiare lavoro. Disperato fece domanda come bidello in una scuola dove lo avrebbero assunto ma, consigliato dalle persone della zona
(Porta Ticinese), anche se non ci credeva si recò dal suddetto “guaritore” Pret de Ratanà.

10476364_10204728199462629_7226226289259039890_nArrivato da lui bussò ma una voce  forte gli gridò in milanese (vegn avanti e dà no a tra a sti troi) vieni avanti e non guardare queste troie (donne). Timoroso avanzò e ricevette una poltiglia schifosa che avrebbe dovuto guarirlo) Uscendo chiuse la porta ma, sempre in milanese, il prete gli urlò di non chiudere mai le porte perché il giorno che lo avesse fatto sarebbe morto. Così le porte erano sempre aperte per la fortuna di mia sorella che usciva ed entrava andando a ballare di nascosto. Poi sfollammo ad Abbadia Lariana (vicino a Mandello; Moto Guzzi) e mio padre continuò il suo amato lavoro. Io credo che fu l’aria del Lago di Lecco a guarirlo e non quel “pretaccio”. Quando mio padre morì, dice mia sorella, chiuse la porta di casa  e fu investito in bici da un’auto. Questo mi hanno raccontato i miei ma io sono scettica.

Una leggenda dice che il tram che passava davanti alla Cascina, anche se non c’era la fermata, si fermava per farlo scendere! Morto, fu messo al Monumentale ma, siccome era molto frequentata la sua tomba, ostruendo il passaggio  ai visitatori, fu spostata in fondo vicino al muro di cinta, dove è tuttora. Io penso che il motivo poteva essere  anche perché era un personaggio scomodo.

Biraghi Giuditta

Fonti:

Repubblica.it 
Ilgiornale.it 
Tommaso Cantafio Webmaster&Autore.
Ricerche c/o biblioteche Sormani Milano

Si ringrazia Biraghi Giuditta per la preziosa testimonianza.

Consigliamo di leggere anche Il Tredesin de mars 

2 Commenti

  1. Credenze popolari o semplicemente un prete che aveva conoscenze di botanica ed erboristica.
    Nulla toglie che ha affascinato tante persone e ha regalato del bene a molti.

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