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Voci dall’aldilà

il cosiddetto fenomeno delle “voci elettroniche” (o EVP, Electronic Voice Phenomena), conosciuto anche col nome di psicofonia o metafonia o transcomunicazione strumentale, è un presunto fenomeno paranormale che riguarda la manifestazione di voci (ed eventualmente anche immagini) di origine apparentemente non umana in registrazioni, ricezioni o amplificazioni tramite strumentazione elettronica. Tale fenomeno risulta forse spiegabile come pareidolia (interpretare dei suoni casuali come emessi da una voce che parla la nostra lingua)

La tipologia più conosciuta di questo presunto fenomeno è rappresentata dalla registrazione anomala di voci (di solito poco chiare), attribuite a spiriti, su un nastro magnetico o supporti digitali, oppure la loro ricezione tramite una radio, un televisore o persino su un computer o un telefono.

Secondo i suoi sostenitori, tale fenomeno permetterebbe di entrare in contatto con i defunti e l’aldilà, o comunque con una dimensione diversa dal piano fisico, permettendo un contatto con entità intelligenti di origine ignota, che interagirebbero attivamente alle domande che vengono poste. Non vi è alcuna prova scientifica di ciò e la psicofonia non ha mai trovato alcun credito nell’ambito della comunità scientifica, ricadendo nell’ambito della pseudoscienza.

La Transcomunicazione Strumentale (ITC)

Friedrich Jürgenson

Dal 12 giugno del 1959 si iniziarono ad organizzare in maniera metodica esperimenti e studi su questo nuovo campo di indagine[5]. Il personaggio che aprì la vera e propria storia del fenomeno delle voci elettroniche fu infatti il regista cinematografico svedese Friedrich Jürgenson. Tutto iniziò casualmente proprio in quella data mentre era intento a cercare di registrare la voce di alcuni uccelli sulla finestra della sua casa di campagna per mezzo di un magnetofono. Nel riascoltare il nastro si accorse che si udivano voci lontane e mormorii, che lui stesso non aveva percepito direttamente.

Fece in seguito numerosissimi esperimenti, coinvolgendo un grande numero di persone e producendo migliaia di nastri, e ipotizzò che tali voci appartenessero a persone defunte.

Konstantin Raudive

Intanto, altri studiosi cominciarono a seguire e praticare questo tipo di ricerca parapsicologica. Tra essi, merita sicuramente d’essere nominato il lettone Konstantin Raudive, che a partire dal 1964 impresse su nastro 72.000 registrazioni in diverse lingue che ritenne provenienti da un’altra dimensione.

Il diodo rivelatore di Raudive

Sebbene il primato sia difficilmente accertabile con riscontri documentali, a Konstantin Raudive si attribuiscono i primi concreti esperimenti condotti con un particolare circuito elettronico. Lo studioso partì dal presupposto teorico che l’eventuale quid sopravvivente dopo la morte fisica potesse essere evidenziato con l’utilizzo di quel circuito. Ovviamente Raudive non inventò il rivelatore ma solo questo particolare uso.

Il suo diodo rivelatore è definito dalla radiotecnica come: circuito LC risonante in parallelo. Consta di una bobina di sottile filo di rame isolato (induttanza) avvolta su di un supporto isolante, di un condensatore (a pastiglia) e, appunto, di un diodo rivelatore (attualmente al silicio, ma ai tempi di Raudive al germanio) e di una cuffia ad elevata impedenza (nell’ordine di almeno 600 – 1000 ohm). Pur nella sua estrema semplicità, detto circuito sta alla base di tutta la radiotecnica. La più rimarchevole differenza del diodo di Raudive rispetto ai consueti circuiti, consisteva nell’avere adottato un condensatore fisso al posto di uno variabile. La differenza non è di poco conto dal momento che un variabile permette di selezionare meglio una determinata lunghezza d’onda, cioè come viene detto in gergo: la sua selettività ha fianchi più ripidi. Senza entrare nei dettagli si può affermare che il dispositivo di Raudive è un primordiale radio-ricevitore ad amplissima banda potendo spaziare dalle onde lunghe fino alle onde corte. Ne consegue che l’ascolto in cuffia (l’unico possibile essendo un ricevitore autoalimentato dalle onde hertziane) produrrà un caotico insieme di suoni, di rumori, di voci di ogni tipo. In genere si tratta di una moltitudine di emittenti commerciali nazionali e internazionali e anche di servizi di pubblica utilità, ma difficilmente discernibili e perciò identificabili. Questa particolare difficoltà nel discernere qualcosa di intelligibile comportò l’uso del dispositivo privo di una antenna allo scopo di togliere le indesiderate interferenze di natura radioelettrica.

Il registratore di Raudive

Qualunque genere di dispositivo di ricezione venga adottato per captare le voci il registratore è l’elemento comune e fondamentale di laboratorio in quanto permette di fissare nel tempo le esperienze. Per gran tempo la scelta obbligata fu il nastro magnetico nelle due presentazioni commerciali: in bobina o in cassetta. Raudive aveva un consulente tecnico ed anche collaboratore il quale ha lasciato progetti e descrizioni di vari dispositivi di captazione ed anche uno spettrografo per le analisi delle voci. Si tratta dello svizzero Alex Schneider di St. Gallen (vedasi sezione Note). Questo studioso relaziona che Raudive fa praticamente tutte le registrazioni con il Telefunken M. 85 (a valvole che non viene più fabbricato). La relazione dello Schneider, allegata al libro di Raudive, non è datata ma si presume possa essere stata stilata verso i primissimi anni settanta del Novecento. Le caratteristiche tecniche dell’apparecchio registratore erano le seguenti:
Due velocità: 9,5 cm/s (molto usata), 19 cm/s, a doppia traccia
Risposta di frequenza: da 30 a 20.000 Hz per i 19 cm/s
Sensibilità d’ingresso al massimo volume di registrazione: entrata del microfono 2,5 mV su 2  Mohm; entrata radio 2,5 mV a 100 kohm.

La parte della relazione tecnica dedicata alle caratteristiche tecniche del magnetofono valvolare si chiude con una osservazione, sempre dello stesso Schneider, qui riportata nella traduzione in italiano: Comunque, le voci sono assolutamente indipendenti dal tipo di radio, di microfono o di registratore.

Un certo numero di scienziati ha manifestato il proprio interesse verso la possibilità di comunicare con una ipotetica dimensione diversa dalla nostra per mezzo di radiazioni elettromagnetiche e nel caso specifico per mezzo delle voci elettroniche. Alcuni studiosi fra i quali Raudive, il fisico svizzero Alex Schneider, e Sir Oliver Lodge misero in evidenza che Guglielmo Marconi si avvicinasse a tale possibilità su basi diverse da quelle con le quali i cultori poco accorti e le organizzazioni di scettici sono soliti affrontare la questione, in quanto lo scienziato venne stimolato da voci captate dalle apparecchiature radio che non trovavano una spiegazione razionale o comunque verosimile. In altri termini l’interesse di Marconi era impostato su di una base extrascientifica, come pura ipotesi di studio teorico.

Interessi e supposizioni teoriche avvinsero anche Edison il quale credeva di potere inventare un dispositivo simile ad grammofono per mezzo del quale captare le voci dei defunti. Sir Oliver Lodge ebbe un atteggiamento simile a Marconi ma tuttavia a differenza di questo studioso, si conoscono e si conservano di lui vari scritti originali, vale a dire redatti in prima persona.

Il 5 dicembre 2004, a Grosseto, Marcello Bacci condusse degli esperimenti sul fenomeno. Gli esperimenti furono condotti in presenza di 37 persone tra questi investigatori, tecnici e scienziati, italiani, inglesi e portoghesi dell’associazione di studi parapsicologici “Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica” e alcune madri che avevano perso i loro bambini.

Il professore di fisica Mario Salvatore Festa dell’Università di Napoli e il radiotecnico Franco Santi rimossero tutte le valvole della radio, in assenza delle quali nessuna ricezione radio era fisicamente possibile, ma i fenomeni delle voci anomale continuarono ad essere prodotti dall’apparecchio del Bacci. Le apparecchiature sono state monitorate, smontate e scrupolosamente analizzate, prendendo tutte le precauzioni tecniche, senza trovarvi alcuna traccia di frode o inganno.

Marcello Bacci ha rifiutato la partecipazione agli esperimenti di un rappresentante del CICAP, pur trattandosi di semplice osservazione senza alcuna verifica strumentale, adducendo come motivazione il fatto che a suo avviso il Cicap fosse prevenuto nei confronti dei fenomeni .

Caratteristiche delle voci

In base a quanto viene testimoniato durante le sedute, le voci a volte risulterebbero afone, mentre in altri casi sarebbero più simili ad una normale voce umana. Avrebbero inoltre timbri vocali sia femminili che maschili.

Alcune sarebbero caratterizzate da un suono articolato in maniera molto rapida, appena percepibile, tanto che talvolta è necessario ricorrere ad un rallentamento della velocità di riascolto per capire il significato di quanto dicono. Alcune voci inoltre presenterebbero una cadenza cantilenante, altre anomalie nella fonetica e nella cadenza che risulta irregolare. A volte risulterebbero perfettamente udibili, mentre in altri casi sarebbero meno intelligibili e di difficile interpretazione. Un’altra caratteristica che avrebbero queste voci è il poliglottismo, ovvero la capacità di passare da una lingua ad un’altra nello stesso contesto, durante una stessa frase.

Talvolta quindi la riproduzione viene manipolata per rendere la comunicazione più intelligibile (ad esempio modificando la velocità o applicando filtri acustici), oppure vengono estrapolate solo le parti della comunicazione ritenute più significative.

La spiegazione del fenomeno

Il fenomeno risulta spiegabile come semplice apofenia (cioè significati in dati casuali o senza alcun senso) o pareidolia (interpretare dei suoni casuali come emessi da una voce che parla la nostra lingua). Il fatto che qualcuno le possa interpretare come “voci” è solo frutto del desiderio e della fantasia di chi si mette in ascolto. Il riconoscimento di una voce poco intelligibile all’interno di un rumore è quindi un semplice artefatto della percezione umana, che tende a riconoscere elementi familiari anche in situazioni casuali (come nel fenomeno noto in psicologia come déjà vu). In altri casi, specie quelli in cui la ricezione si avvale di una radio, si può ben supporre la ricezione di segnali di interferenza da comunicazioni umane (es. ripetitori radio, apparecchi telefonici). In un video diffuso anche sul web, il Cicap nota come in alcuni casi si tratti semplicemente di malafede da parte di chi pratica la psicofonia.

Tuttavia i credenti nel paranormale che attribuiscono a voci di defunti tali suoni tentano di dare spiegazioni in linea con le proprie credenze; i sostenitori dello spiritismo sostengono che si instaura un meccanismo di contatto tra due diversi stati dell’essere, ovvero tra due dimensioni separate: l’entità vivente (uomo) da un lato e quella disincarnata (spirito) dall’altra. Queste entità si manifesterebbero direttamente incidendo la loro voce su un supporto magnetico o digitale usato per la registrazione, oppure attraverso l’ausilio di una radio sintonizzata generalmente sulle onde corte. In caso di registrazione le voci sarebbero udibili solo durante la fase di riascolto, e mai al momento del loro intervento, mentre nel caso di manifestazione tramite radio verrebbero udite direttamente, come se si ascoltasse, appunto, una normale stazione radio.

I sostenitori della reale esistenza delle voci inoltre affermano che non possono trattarsi di interferenze, in quanto il fenomeno si verificherebbe, a detta loro, ugualmente anche se gli esperimenti vengono condotti dentro una gabbia di Faraday, la quale isola ogni interferenza e persino tramite registratori digitali, i quali per loro natura sono esenti da interferenze.

Marco Morocutti, progettista elettronico ed esponente del Cicap, autore tra l’altro di uno dei primi libri sui microprocessori editi in Italia, nota che si tratterebbe di trasmissioni ad onde corte che vengono ricevute in maniera inappropriata con strumenti non idonei allo scopo. Un esempio di queste trasmissioni sono le comunicazioni tra le navi in mare, trasmissioni meteo e comunicazioni di servizio, che se non ricevute adeguatamente risultano essere distorte e incomprensibili. Sulla registrazione magnetica invece porta come esempio le registrazioni effettuate con apparecchi difettosi, dove lo strisciamento del nastro è discontinuo e crea effetti audio simili alle voci registrate da chi pratica la psicofonia.

Altre spiegazioni sono date ad esempio dalla manipolazione autosuggestiva da parte dello sperimentatore della strumentazione di cui si avvale.

È storia recente la creazione di un’associazione internazionale per la transcomunicazione strumentale denominata INIT (International Network for Instrumental Transcommunication).

Consigliamo di leggere anche questo articolo

1 commento

  1. Morocutti, M. Psicofonia: metodi ed aspettative, Scienza & Paranormale 7 – giugno 1995.
    Morocutti, M. Indagine su un caso di psicofonia, Scienza & Paranormale 13 – primavera 1997.

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