La Papessa Giovanna e la sua leggenda
La leggenda, ampiamente diffusa a partire del XIII secolo, vuole che, più o meno dall’853 all’855 (anno in realtà della morte di Leone IV) una donna travestita da uomo sia stata eletta Papa e abbia governato la Chiesa, finché, durante una processione, colta da dolori e portata dentro San Clemente, dette alla luce un figlio suscitando le ire dei fedeli.
Giovanna sarebbe stata una giovane di origine inglese ma nata a Magonza che, innamorata di un giovane dedito agli studi, per stargli vicino ebbe l’idea di travestirsi da uomo e farsi studiosa anch’essa. I suoi studi teologici ebbero presto gran rinomanza e la portarono, sempre col suo uomo e travestita, prima ad Atene e poi a Roma, accolta con tutti gli onori in curia tanto da venir poi eletta Papa col nome di Giovanni VIII (nome che prenderà in verità il Papa di origine longobarda eletto nel 872). Anche in questa veste non rinunciò all’amato, con i risultati che si son detti.
Sulla sua fine le leggende sono varie: si dice che venne legata per i piedi a un cavallo e trascinata fuori dalle mura. Per altre versioni, venne lapidata dalla folla e inumata sul posto, ricoperta con una pietra con inciso il misterioso versetto: “Petre Pater Patrum Papissa Pandito Partum”.
Molte ipotesi sono state fatte nei secoli, ma di certezze non ne abbiamo: negli annali del Vaticano non risulta nessun personaggio con questo nome. Probabilmente tutto nasce dall’immaginario medievale (siamo intorno all’anno mille), per il quale le donne erano espressione del diavolo. La papessa Giovanna dunque potrebbe essere un’allegoria della tentazione satanica all’interno della Chiesa. L’ipotesi è plausibile, sia per ragioni storico-antropologiche, sia perché la stessa leggenda la conferma: la papessa Giovanna
sarebbe riuscita ad indurre un prete in peccato e a farsi mettere incinta.
Non mancano, comunque, i tentativi di “storicizzare” il personaggio, mantenendo inalterato il finale della storia. Primo fra tutti, quello operato da Giovanni Boccaccio nel suo De mulieribus claris: Boccaccio narra che il vero nome della donna era Giovanna Angelica, una giovane tanto desiderosa di studiare che si vestì da maschio e seguì un monaco che partiva per l’Oriente. Ma il monaco morì e lei, intenzionata a non tornare alla grama vita riservata alle donne della sua epoca, decise di correre il rischio e vestì gli abiti monacali del maestro. Ben presto si distinse fra gli altri monaci per sapienza e cultura teologica, tanto che in occasione del conclave per l’elezione del nuovo pontefice la scelta cadde proprio su di lei, ritenuta un pio e sapiente monaco. Le fu assegnato per segretario un giovane prete, colto e raffinato. Costui, che per dovere d’ufficio le era sempre vicino, non tardò a scoprire il vero sesso del pontefice. La cosa rimase comunque un dolce segreto fra i due.
Ma la verità venne fuori durante una processione quando accadde l’imprevedibile: giunto il corteo davanti alla chiesa di San Clemente la papessa Giovanna, colta dalle doglie, partorì per strada. A quel punto la folla inferocita linciò donna e neonato, l’una come usurpatrice, l’altro come frutto di oscena unione. Da quel giorno il Vaticano corse ai ripari, disponendo che i pontefici appena eletti, prima dell’investitura ufficiale, sedessero in successione su tre sedie dette “stercorarie”, che avevano sul sedile un taglio a forma di mezzaluna. La motivazione ufficiale era naturalmente teologica e “trinitaria”, ma in realtà lo scopo era altro: durante la cerimonia un cardinale era incaricato di inserire una mano nel taglio delle sedie per constatare senza ombra di dubbio il sesso del successore di Pietro.
Delle tre sedie – che in realtà erano probabilmente sedie da parto, a significare la Chiesa madre di tutti i credenti – due sono ancora visibili: una è ai Musei Vaticani, l’altra al Louvre di Parigi.
Barlaam [il monaco calabro Barlaam di Seminara, XIV secolo] è l’unico polemista greco che abbia fatto cenno alla storia della papessa Giovanna.
La prima menzione di questa leggenda apparve nella Chronica universalis del 1250 del domenicano Jean de Mailly:
«Si tratterebbe di un papa o piuttosto di una papessa, perché era donna. Travestendosi da uomo in virtù dell’integrità del suo ingegno, divenne prima notaio della curia, poi cardinale ed infine papa. Un giorno che montò a cavallo diede alla luce un bambino e immediatamente la giustizia romana lo fece legare per i piedi e attaccare alla coda di un cavallo; fu trascinato, lapidato dal popolo per mezza lega e seppellito nel luogo in cui morì. Qui venne posta un’iscrizione: Pietro, Padre dei Padri, rendi Pubblico il Parto della Papessa Giovanna . Sotto il suo pontificato fu istituito il digiuno delle Quattro tempora che fu chiamato digiuno della papessa Giovanna» (Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, XXIV, Hannover, 1879, p. 514).
Un altro domenicano, Martino il polacco, o meglio, una versione ritoccata della sua Chronica de romanis pontificibus et imperatoribus (poco dopo il 1260), diede forma definitiva al racconto, chiamando la papessa Giovanni l’inglese e datando il suo pontificato 854-856. Questa leggenda ebbe una grandissima diffusione e fu creduta vera da tutti prima del XVI secolo. Nella letteratura italiana essa è presente nell’opera di Boccaccio De claris mulieribus, cap. 101.
Oggi si ritiene che l’invenzione della papessa Giovanna sia avvenuta a Roma, in un contesto carnevalesco che parodiava un particolare incomprensibile al popolo del rituale dell’incoronazione del papa, in vigore dal 1099 al 1513: il neoeletto papa doveva sedersi su due seggi di marmo aranciato, chiamati seggi curuli sul seggio di destra il pontefice riceveva il bastone e le chiavi, in quello di sinistra una cintura rossa dalla quale pendevano dodici gemme. Entrambi avevano un’apertura centrale.
Il popolo probabilmente colse questo particolare costruendovi sopra una burlesca spiegazione: l’apertura serviva a toccare il papa per verificare che fosse effettivamente un uomo ed impedire per sempre alle donne, come Giovanna, di ascendere al pontificato.
Da allora, e anche questa è una leggenda, ai riti di consacrazione di un nuovo Papa se ne sarebbe aggiunto uno per verificare la virilità del prescelto, come troviamo raccontato pure in un sonetto del poeta romano Belli dedicato proprio a “La Papessa Giovanna”:
Fu ppropio donna. Bbuttò vvia ‘r zinale
prima de tutto e ss’ingaggiò ssordato;
doppo se fesce prete, poi prelato,
e ppoi vescovo, e arfine Cardinale.
E cquanno er Papa maschio stiede male,
e mmorze, c’è cchi ddisce, avvelenato,
fu ffatto Papa lei, e straportato
a Ssan Giuvanni su in zedia papale.
Ma cquà sse ssciorze er nodo a la Commedia;
10ché ssanbruto je preseno le dojje,
e sficò un pupo llí ssopra la ssedia.
D’allora st’antra ssedia sce fu mmessa
pe ttastà ssotto ar zito de le vojje
si er pontescife sii Papa o Ppapessa.
La sedia cui si allude erano in realtà due sedie imperiali da parto, in marmo rosso, utilizzate nella liturgia dell’elezione papale, che si svolgeva allora in Laterano. In nome dell’idea di Mater Ecclesia, o per rituali antichi di cui si era perso il senso, come testimonia anche lo storico medievalista Alain Boureau, il neoeletto doveva assumere la posizione della partoriente mentre gli venivano consegnate le Chiavi di Pietro. La curiosa cerimonia s’interruppe nel 1304, quando i papi si trasferirono ad Avignone, ma pare venisse ripresa col ritorno a Roma, restando in vigore fino al 1513.
Oggi quelle sedie col buco (che ispirò i versi del Belli) sono una al Louvre e l’ altra al Museo Pio Clementino Vaticano.
Boureau, autore di un libro sulla Papessa Giovanna edito in italiano da Einaudi, si interroga su come sia stato possibile che, per cinque secoli, la leggenda di Giovanna abbia percorso da un capo all’altro la cristianità, alimentando la perenne controversia sulla legittimità del potere papale da parte degli ordini mendicanti, poi degli eretici quattrocenteschi e infine di Lutero e del protestantesimo.
Per lo storico francese la vicenda offre diverse letture, dalle feste di inversione carnevalesca alle lotte medievali contro l’influenza delle badesse, ma soprattutto ne identifica i motivi profondi in uno dei tabù più radicati e meno esplorati del cattolicesimo: il divieto del sacerdozio femminile, che sessualizza di per sé la figura del prete e, assieme, nega la sessualità dei ministri di Dio.
Le nostre foto della conferenza che abbiamo tenuto a Bollate, grazie all’associazione Gli occhi di Mafalda. Abbiamo parlato delle donne della storia e della papessa Giovanna.
Oggi l’idea di Mater Ecclesia la troviamo simbolizzata nelle sculture alla base delle colonne del baldacchino dal Bernini in San Pietro, con sei volti di donna in diverse fasi del parto più un sorridente neonato, quasi a esorcizzare la storia della papessa Giovanna.
FONTI:
http://www.huffingtonpost.it/2013/03/08/la-papessa-giovanna-e-il-mito-del-papa-donna_n_2836252.html
http://www.storiamedievale.net/pre-testi/papessa.htm
Cfr. A. Boureau, La papessa Giovanna. Storia di una leggenda medievale, Torino 1991.